Si chiamano profezie autoavveranti. Quelle che accadono quando qualcosa si vuole intensamente. Un progetto coltivato con tenacia. Un’idea che nel tempo ha subito molte modifiche. Eppure è rimasta immutata perché il desiderio di farcela, di realizzare qualcosa in cui si è creduto fortemente non è mai venuto meno.
Si avverano le profezie, le migliori talvolta. L’immaginazione le abbozza. Traccia i primi tratti. Mette in risalto le infinite possibilità, i risvolti di una serata importante, di un evento pensato, costruito per via ipotetica fino allo sfinimento con la mente.
La finale al Teatro Massimo è stata la profezia degli ultimi mesi, il sogno che ha abito le notti di molti fino a quando non si è verificato. Un futuro prossimo sentito vicino, voluto, desiderato.
Ma le profezie non si realizzano per caso. Accadono perché qualcuno ha creduto in quell’idea quando era ancora immaginazione. Ha dedicato cura, attenzione, tempo.
Eros racconta quello che era solo un desiderio all’inizio. Una scommessa anche per Carla, Elena e Matteo, i compagni di viaggio, gli ideatori di Wildeey.
È lui l’ultimo portavoce delle startup finaliste. L’unico ragazzo scelto per parlare al pubblico del Teatro Massimo. È spigliato. Nelle sue parole si avverte la passione di chi è certo della causa sposata e vorrebbe fare la differenza con azioni significative.
Bisogna cambiare prospettiva. Guardare alla realtà con nuovi occhi. Vedere l’urgenza di soluzioni alternative per badare al futuro del pianeta e al proprio in definitiva.
I report dell’ONU, le ricerche degli scienziati parlano chiaro. Un milione di animali e piante rischiano l’estinzione. L’inquinamento dei mari, dell’aria, la deforestazione, lo sfruttamento delle risorse idriche e agricole hanno alterato l’equilibrio degli ecosistemi.
Tanti piccoli mattoncini, costruzioni intersecate come in una torre. Basi reciproche, sostegni interdipendenti, compatti, saldi, elementi essenziali l’uno all’altro che rischiano di cadere. Infatti basta sottrarre un solo componente per causare il cedimento di quella torre.
All’uomo dovrebbe importare di quell’equilibrio. Proprio a lui che si trova in cima alla torre. Anche lui uno dei tanti tasselli costitutivi di ecosistemi che si intrecciano e a vicenda si sostengono. La natura non è poi così lontana. Riguarda le vite di tutti e dalla sopravvivenza delle specie dipende in primo luogo quella dell’uomo.
I gesti contano, perfino i più piccoli. Fanno al differenza. È da questi che dipende il cambiamento. Un click, uno smartphone, un’app, sono i mezzi a cui Wildeey ha pensato per distogliere l’attenzione dalle vite frenetiche della città e volgere finalmente lo sguardo alla natura, agli animali che la abitano.
Dov’è sta andando Eva? Quanti chilometri ha percorso? Quale sarà la tappa successiva? Eva è una tartaruga, uno degli animali di cui Wildeey ha iniziato a prendersi cura per studiarne le abitudini, i tragitti, lo stato di salute.
Nella sfida lanciata dalla startup lo smartphone diventa un alleato. I ricercatori mettono a disposizione i dati raccolti in fase di studio. E i non esperti fruitori dell’app di Wildeey diventano i genitori adottivi dell’animale, con un piccolo contributo a favore della ricerca. Seguono i tragitti, i percorsi, gli spostamenti. Si informano sull’habitat frequentato. Conoscono infine, forse per la prima volta, scenari naturalistici prima ignoti
Avreste mai pensato che bastasse un click per cambiare il mondo?