Il palco

Le luci fioche guidano i ritardatari alla ricerca dei posti. Alcuni migrano verso la loggia. Altri sono accomodati in platea. Manca poco alla finale. Il grande schermo attrae l’attenzione del pubblico che si affretta a scambiare le ultime battute. Dietro le quinte, chi è nel backstage ripete a memoria il copione. Cerca di fare ordine nel groviglio di emozioni che separano gli ultimi attimi di attesa dall’inizio. Il vociare è ancora fitto ma improvvisamente le luci si spengono e arriva immediato il silenzio.

Non puoi sapere cosa sia il Contamination Lab prima di entrare a farne parte. Corrono le immagini sullo schermo. È un flashback. I ragazzi si osservano a distanza di tempo. Sono sempre loro, eppure sembrano così diversi. La storia è la loro. Il tempo scandito dalle selezioni, le prime lezioni, gli incontri, i pitch. È difficile riconoscersi nei volti di ieri perché tante cose sono accadute. Delusioni, sconfitte, ripensamenti, successi e vittorie. Osservare quei volti provoca le vertigini. Ma il bello è esattamente questo. Guardarsi, trovarsi diversi e capire di esserci riusciti, di avercela fatta. “Oggi non finisce un percorso ma inizia qualcosa di immensamente più grande”. Buio, silenzio. Ancora una volta.

Non appena la sala riprende colore sullo sfondo del Teatro Massimo si staglia un profilo femminile. Abito lungo, nero, elegante che con passo veloce e sicuro si avvia verso il centro del palco. La voce che saluta il pubblico è ferma. Le parole sono azioni. Muovono allo stupore. Hanno il potere di persuadere. Sanciscono il momento preciso in cui un evento prende avvio.
“Benvenuti alla sesta edizione del Contamination Lab di Cagliari”. Sono le parole della prof.ssa Chiara Di Guardo a dare inizio allo spettacolo.

I finalisti

Il palco del Teatro Massimo è diventato un luogo familiare nelle ultime settimane. Qui le prove si sono susseguite con ritmi ferrei, incalzanti. Il discorso è stato ripetuto fino allo sfinimento per raggiungere la perfezione. La finale è un momento importante. Il pubblico è numeroso. Certo le prove hanno avuto un altro sapore. Il clima è stato più informale. Ma il giorno della finale maglietta, jeans e converse devono lasciare il posto agli abiti più eleganti. C’è una prima volta per tutto d’altronde.

Sono progetti ambiziosi quelli dei finalisti. Sette minuti. Questo il tempo giusto per parlare di sé, del team di lavoro, di un’idea imprenditoriale innovativa maturata durante cinque faticosi mesi. I protagonisti dell’evento sono in ombra dietro le quinte. Ma è su di loro che i riflettori punteranno presto le luci.