Guardare l’altro significa guardare se stessi. Lo dicevano i filosofi antichi. Lo dicono oggi i pensatori moderni. E perfino le neuroscienze che raccontano come i neuroni specchio influenzino le azioni di ciascuno grazie allo sguardo rivolto all’altro.
Rivolgiamo lo sguardo, osserviamo l’altro per estrapolare gli aspetti che vorremmo fare nostri. Imitiamo. Talvolta emuliamo. È nella nostra natura di animali sociali.
Il confronto è parte di ogni relazione, quel legame che instauriamo con i componenti di una società. È il metro di paragone per misurare il grado di benessere, la felicità che stiamo contribuendo a costruire all’interno di quel tessuto, per noi e per tutti. Per questo ci osserviamo a vicenda, per carpire i segreti di un successo, di una vittoria.
Lo sguardo è anche invidia. Un sentimento deprecato che tuttavia nasconde nella sua etimologia un significato originario autentico. Dal latino video,“io guardo, osservo”. Fino a invideo, “guardo qualcuno per arrivare a lui”, per essere come lui, per superarlo.
E i ragazzi del CLab mostrano di avere questa dote particolare. Guardano all’esempio. Lo studiano, lo apprezzano, lo imitano. Infine lo emulano, lo superano per ottenere ancora di più.
D’altronde, chi affronta il percorso del Contamination Lab ne è consapevole. Il CLab chiede il meglio, lo pretende anche quando le risorse sono scarse, limitate.
E se da una parte è agli altri che si guarda per relazionarsi, confrontarsi, come accade in ogni società, dall’altra è a se stessi che bisogna rivolgere lo sguardo, alle energie messe in campo per fare tutto il possibile secondo capacità e mezzi individuali.
Così arriva il momento in cui si smette di guardare agli altri, per mirare solo a se stessi.
Superarsi, sfidarsi. Occorre capire quali sacrifici si rendano necessari per raggiungere la persona invidiata. Ma allo stesso tempo occorre spostare il centro dell’attenzione da chi si ammira a se stessi.
Questo deve accadere quando guardare quel che esiste significa davvero desiderare di fare meglio.