Quando teniamo realmente ad ogni idea, a volte vorremmo fosse solo nostra. Ne rivendichiamo la paternità. Esitiamo a condividerla perché in quell’idea si nascondono molte delle nostre azioni, i moventi, le molle che hanno spinto ad agire verso quella direzione. I nostri progetti raccontano una visione della realtà. Svelano aspirazioni e desideri. Dicono molto del nostro ruolo individuale e di quello attribuito agli altri.

Divulgare un’idea, metterla a disposizione allora non è mai semplice. Distaccarsene talvolta è doloroso. Significa mostrarsi per come si è. Sempre vulnerabili nell’atto di mettersi a nudo. Sempre troppo sensibili quando ad essere visibili sono soprattutto i punti deboli. Perché ogni idea in altri termini è la causa in cui siamo direttamente coinvolti, quella in cui abbiamo deciso di immedesimarci ad ogni costo.

Ma le cause non sono mai personali. I problemi che talvolta riteniamo solo nostri, scopriamo invece appartengano a molti.

Spendibilità, utilità, realizzazione di un servizio pubblico e utile. Sono le caratteristiche nobili del processo di crescita di ogni idea. Sono obiettivi. Ma inoltre insegnamenti.

Rappresentano la scelta di condividere un’intuizione individuale. Forgiano il carattere, formano personalità poliedriche in grado di calibrare ingegno ed emozione, entrambe chiavi di lettura della realtà.

Perché essere affezionati a un’idea significa anche questo: bilanciare intelligenza e sentimento. Da una parte l’intuizione che porta alla creazione di un progetto. E dall’altra il desiderio di condividerlo in modo che sia utile anche ad altri.

Per questo siamo gelosi di ogni nostra idea, perché dimostriamo di tenerci. Crediamo nella possibilità che possa avere un futuro. Confidiamo nella sua realizzabilità, nell’applicabilità di un potenziale ancora inespresso.

Il rischio del fallimento è dietro l’angolo. Ma chi intende scommettere in un progetto a cui tiene veramente, un’idea a cui è realmente affezionato, quel salto rischioso è disposto a farlo.

Ci vuole un pizzico di pazzia, per lanciarsi nell’ignoto. La capacità di vedere oltre. La lungimiranza che appartiene a chi è affezionato a un’idea. La capacità di tracciare con gli occhi il seminato di un percorso da seguire. La voglia di colmare con creatività il divario fra idea, immaginazione e realtà.

Crederci diventa un’opportunità. La sua realizzazione è un lascito concesso da parte di chi quell’idea l’ha progettata ma non la ritiene di suo esclusivo dominio. E dunque decide di donarla, di metterla a disposizione.

L’idea è reale, quando è spendibile. L’idea è concreta quando il suo potenziale diventa per tutti.

Nascono così le idee, in un bilanciamento fatto di attrazioni e contrasti. Vengono forgiate così le personalità importanti, i caratteri complessi di chi vuole dare un contributo, di chi intende regalare ad altri soluzioni personali, intime.

Ingegno ed emozioni, dunque. Un’unione che spiega il percorso naturale di ogni strategia, non solo imprenditoriale. Tenere veramente a un’idea, scommettere nella propria originalità e sperare che questa sia d’aiuto ad altri.

È ingegno, è immedesimazione. È il contributo che l’ideatore di un progetto dà, come se fosse un regalo disinteressato, per ridisegnare una realtà che è di tutti.